di Marco Travaglio – Unità (grazie a Emilio Pierini)
Marco Follini, a vederlo così, dev’essere proprio una cara persona. Sempre felpato, aggraziato, flautato. Fin da quando, ancora in fasce, Babbo Natale e Mamma Dc gli portarono in dono sotto l’albero la sua prima poltroncina: un posto ben infiocchettato nel consiglio di amministrazione della Rai. Lui vi si accomodò senza far rumore né dare fastidio, anche perché il suo sederino d’oro era ammortizzato con soffici pannolini Lines, anzi Follines. Con la stessa grazia l’altro giorno s’è morbidamente assiso sull’ultima poltrona in ordine di tempo: quella di «responsabile per le politiche dell’informazione» del Partito democratico. La sua fu un’infanzia difficile. Mentre i suoi coetanei andavano all’asilo, con il cestino e il grembiulino, lui si faceva portare in viale Mazzini sul passeggino blu con la sirena, spinto da Biagio Agnes. Mentre i compagni di scuola si baloccavano con Big Jim e si scambiavano le figurine Panini, lui giocava ai palinsesti. Mentre gli amichetti dell’oratorio guardavano i cartoni di Heidi e Mazinga, lui li mandava in onda.CONTINUA…
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