da Dino Manetta
Sandro Curzi è stato, per quanto mi riguarda, uno dei pochi interlocutori attenti e disponibili che mi è capitato di incontrare in RAI e dintorni nella mia ormai lunga vita professionale. Un uomo aperto alle proposte, interessato alle idee. Quando andai da lui con il provino della vignetta elettronica (un mio format, una mano invisibile che tracciava rapidamente il disegno con l’irresistibile “Limbo rock” dei Champs di sottofondo) gli piacque subito e la inserì nel suo TG principale, quello delle 19,30. Ci lavorai per due anni, sei vignette a settimana, una al giorno. A volte, mentre ero sull’autobus, alle 17 ancora non avevo la vignetta in mente, ma poi alla fine, scendendo alla fermata, mi illuminavo. Il bello del mio lavoro. L’aneddoto più carino che ho di quel felice periodo fu l’attacco di Giuliano Ferrara che chiamò il TG3 TeleKabul (con riferimento all’Afghanistan, allora invaso dai Sovietici). Feci una vignetta con Curzi davanti alla TV e una voce fuori campo che urlava “Capo, Ferrara ci ha dato del TeleKabul!” e lui, con l’immancabile pipa in mano “Calma ragazzi, sentiamo prima che dice Mosca…”. E lui la mandò senza esitare e fu la vignetta per la quale venni maggiormente complimentato da tutti in redazione, a cominciare dal ‘gotico’ Mannoni. Sandro è stato un grande, altrochè. Ospitava i Leghisti quando erano i trinariciuti dell’epoca, intervistava i fascisti, gli piaceva insomma curiosare, vedere anche in faccia il nemico e farlo parlare. Cosa che non faceva ancora nessun’altro TG all’epoca. Mi ricordo che una volta gli portai un progetto grafico, tutto di mia iniziativa, per dare al TG3 una veste grafica più moderna ed elegante, anche originale. Conduttori in bianco e nero e notizie a colori. Seppi da Federica Sciarelli che aveva definito la proposta “geniale come al solito” ma troppo audace. Peccato. Sarebbe stato un bellissimo effetto. Poi ci siamo ritrovati contro alcuni anni dopo, quando lui dirigeva Liberazione. La decapitazione in video del povero ostaggio ebreo-americano, rimossa da tutti e tre i giornali di sinistra (L’Unità, Il Manifesto e Liberazione) provocarono una mia indignata vignetta che mandai ai tre giornali. Uno solo rispose. Liberazione di Curzi. Che pubblicò anche la vignetta e mi chiese di accompagnarla con una lettera. Cosa che feci e lui replicò, con parole addolorate per me ma anche un saggio accenno di autoinvito a riflettere alla Sinistra tutta. Ci mancherà, Sandro Curzi. Molto.
Nessun commento.
Commenti chiusi.