da Francesco Falvo D’Urso – Lamezia Terme
Caro Dan Galvano, ho sempre sognato di far governare la Calabria dagli Svizzeri o dagli Olandesi. Per un quinquennio, il tempo di far sincronizzare i paesani con le lancette della civiltà e disinnescare la poetica dell’indeterminatezza spaziale e psicologica. Quel filosofico e michelangiolesco non finito di cui la Calabria è Regina dopo Beirut. Troppe case, strade e cose non terminate. Da questo punto di vista ho tanto invidiato quelli che pur abitando nella più fosca periferia di Roma, Milano, Napoli o Como, avevano la possibilità di raggiungere il centro storico della propria città al costo del biglietto di una tram e goderselo. Qui, con quel po’ di natura ancora non azzannata da quei luridi ratti di imprenditori, che con la tediosa scusa del turismo hanno sfigurato il paesaggio, possiamo al massimo sorprenderci di vedere al tramonto le sette isole con a capo lo Stromboli.
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