da Muin Masri
Sarà la stanchezza, il dolore delle vesciche, la maledetta tendinite, la paura di non farcela o nessuna di queste, ma la voglia di traguardo si è impossessata di Csf come un attore sul palcoscenico, una donna gravida, un atleta nell’atto finale di bruciare gli infiniti cento metri. Una voglia matta di farcela e trovarsi al settimo cielo. E poi vai a sapere perché l’attore soffre di solitudine quando cala il sipario e il pubblico in piedi ad applaudire, “bravo, bravo”. La donna accarezza malinconica e nostalgica del pancione che non c’è più, addio tette. L’atleta sul podio a piangere quell’attimo consumato troppo in fretta, “sarò di nuovo capace?”. Per fortuna questa volta c’è Giorgio, ancora giovane e consapevole che la gioia è nel mentre e vorrebbe assaporare fino in fondo l’attenzione del pubblico, il pancione e le tette e ha già deciso: questa sarà la mia prima e ultima marcetta, col cavolo che mi farò fregare un’altra volta da CSF!Vecchio mio, calma e fatti accarezzare ancora dal pubblico e dal vento.
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