da Oreste Tappi, Roma
Un po’ in controntendenza con la vulgata, penso che la prof di Palermo (da assolvere in tribunale, certo) ha sbagliato metodo. Pensiamo che adesso il ragazzo bullo, macho e omofobo si sia convinto? Intanto un alunno non va mai umiliato, comunque, e specie se l’umiliazione degli altri è proprio la sua cultura. A me pare (naturalmente parlo senza conoscere la situazione concreta) che il metodo seguito dalla prof oggettivamente sia subalterno e perciò paradossalmente rafforzi la cultura del ragazzo e della sua famiglia, appunto quella dell’insulto e dell’umiliazione (frocio – deficiente 100 volte – cogliona). Io, per dire, avrei colto l’occasione per una ricerca di tutta la classe sulla sessualità e la bisessualità (dalla visione del film “Una giornata particolare” in avanti); su Achille e Patroclo, su Eurialo e Niso; sulla storia del genio umano costellata di gay (Michelangelo), ecc. ecc.. La scuola ha un solo formidabile compito-strumento: insegnare. Ancor più nei casi più difficili. (…)
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