da Fabrizio Carbone
dopo due mesi e mezzo torno dalla Finlandia. Non voglio infierire più di tanto, solo descrivere alcune scene di vita quotidiana di noi italici.
Prima scena: via di Vigna Murata a Roma. Ore 10,26 del 23 giugno alla fermata del bus 762 dopo 20 minuti di attesa transita il suddetto mezzo pubblico che però non si ferma.Tra l’incredulità mia e di una signora che scopro essere etiope. Nessun altro alla fermata perchè a Roma l’uso dei mezzi pubblici è in netto calo. Dopo 5 minuti passa una gazzella della polizia che, a un mio cenno, non si ferma. Avrei voluto chiedere perchè quell’ autobus non si era fermato e perchè le automobili transitano, nonostante il limite sia 50, a 70-80-90 e più kilometri l’ora. Si vede che sono diventato un fantasma: sia io ma anche la signora etiope. Unica testimone.
Seconda scena: quiz in tv, prima del tg serale. La domanda: cosa hanno in comune D’Alema e Rutelli? Tra le tre opzioni quella di essere vicepresidenti del consiglio dei ministri viene esclusa subito dal concorrente, ufficiale dei carabinieri ma grande esperto di vini.
Terza scena: la figlia di un amico, laureata in architettura con 110 e lode, superato l’esame di stato, concluso brillantemente il dottorato, inviati invano i curricula ovunque, è disoccupata. Per caso incontra un’amica che vive a Barcellona e che la invita a trascorrere una settimana da lei. Per caso invia curricula ad alcuni enti istituzionali spagnoli di zona e poi torna a casa. Oggi, a un mese di distanza, è capocantiere con impiego a tempo indeterminato, per il restauro di un’area della città che diventerà zona museale. Dipende direttamente dal comune di Barcellona, assessorato all’Urbanistica.
Quarta scena: oggi, 25 giugno ore 16 ,in via del Corso. Da lontano si ode la sirena di un’ambulanza. Il vigile urbano (toh, ne ho visto uno!) si tappa le orecchie per il fastidio. Più avanti il Corso si stringe per lavori e un’auto della polizia avanza a passo lento. Immagino: ora accenderà la luci azzurre e aspetterà l’arrivo dell’ambulanza per fare da battistrada. Errore! Rallenta e si ferma. L’ambulanza suona. Infastidita la gazzella, ma soprattutto chi la guida, riparte a passo d’uomo e finalmente si scansa, ma non al primo varco possibile.
Resto a guardare. La città è circondata ovunque da autocivetta, autisti civetta, auto nere blu grigio topo, tutte con la lucetta azzurra sul tetto: tutte rigorosamente in servizio, motore acceso e ferme, intorno a quel dedalo di politica che è ormai diventato il quatridente Corso,Tritone, Colonna, Chigi. Non voglio parlare di Finlandia, mi costringo a tapparmi la bocca. Mentre credo di immaginare che qualcosa di grave sia accaduto e stia accadendo ai geni italici, ti saluto con affetto
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