di Massimo Gramellini (segnalato da Gianni Guasto)
In anticipo di ventiquattr’ore sul Gay Pride, si è svolta ieri a Roma la giornata nazionale dell’orgoglio eterosessuale. A differenza dell’altro raduno, nel quale sfilano personaggi di ogni tipo, l’iscrizione all’Etero Pride obbediva a requisiti molto precisi. Non bastava provare un’inclinazione verso persone di sesso diverso. Era indispensabile aver dimostrato di possedere le qualità che fanno di un uomo e di una donna un vero uomo e una vera donna. Essere degli individui che nel rapporto di coppia sanno mantenere la parola data, conservano una coerenza assoluta fra le promesse verbali e i comportamenti concreti, rinunciano ad approfittare dell’amore altrui quando sanno in cuor loro di non poterlo contraccambiare con intensità analoga, evitano di disperdersi in doppie e triple vite cumulando storie multiple per l’incapacità di chiuderne qualcuna, rinunciano a sposarsi solo per abitudine o per sfuggire la solitudine, non considerano il fare figli un sistema per risolvere i problemi coniugali, non illudono, non millantano, non scappano, non perdono tempo dietro amori impossibili e platealmente sbagliati, sanno scovare nuovi stimoli anche quando l’innamoramento è finito, capiscono, ascoltano, talvolta perdonano ma sempre rispettano: se stesse e chi le ama. Vi starete chiedendo come mai i telegiornali di ieri non abbiano mostrato le immagini dell’Etero Pride e i giornali di oggi lo ignorino così sfrontatamente. Credo dipenda dal fatto che non c’era nessuno.
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