da Gianni Guasto
L’affermazione del card. Bagnasco sul pericolo che, una volta approvati i DI.CO. una lobby pedofila possa avanzare rivendicazioni, é certamente un infortunio (secondo alcuni, un lapsus) di comunicazione. Ma nasconde un problema vero: oggi le lobby si accalcano sullo Stato a rivendicare di tutto: soldi, prebende, privilegi, eccezioni alla regola, leggi ad hoc. Ma le parole dei Vescovi sono, in questo senso, quelle del bue che dà del cornuto all’asino: non c’é infatti oggi, nel Paese, lobby più agguerrita ed arrogante di quella del Papa. Se lo Stato non dev’essere ricattabile, cominciamo con l’evitare di ricattarlo.E allora, forse, il pericolo non sta nel merito (non essendo autorizzabile alcuna equiparazione tra omosessualità e pedofilia), ma nel metodo. Che provasse, il Papa, a ragionare e a convincere, invece che a minacciare e a far pressioni (su chi, poi? Non certo sui fedeli; sugli eletti cattolici). Ci sono buone ragioni per impedire che un bambino diventi oggetto della libidine di un adulto? Ci sono per caso diritti rivendicabili da parte degli adulti pedofili? Quali sono i danni che fa sull’apparato psichico in via di sviluppo una sessualizzazione precoce da parte di un adulto? Di questo si deve parlare. Altro che di scomuniche.
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