Claudio Rinaldi per “L’espresso”
“Si è trattato di un provvedimento emergenziale e non ad personam”. Francesco Pizzetti, il cosiddetto Garante della privacy, adesso si difende così. Più passano i giorni, però, più il suo editto del 15 marzo appare assurdo. Come dimenticare quella raffica di divieti? Proibito diffondere “dati personali che si riferiscano a fatti e condotte che non hanno interesse pubblico”, oppure “eccedenti rispetto all’essenzialità dell’informazione”, oppure attinenti a “particolari della vita privata delle persone in violazione della tutela della loro sfera sessuale”…Prima ancora che pericolosa, la pretesa di mettere il bavaglio alla generalità dei mass media era anacronistica: nel mondo di oggi, affamato di comunicazione oltre che votato alla trasparenza, tenere nascosta a lungo una notizia capace di stimolare la curiosità collettiva è impossibile. Suonava rozzamente intimidatorio, poi, l’accenno a possibili pene detentive per i giornalisti che non si fossero piegati al diktat. Superata la presunta emergenza, rimane una domanda: davvero il provvedimento di Pizzetti non era confezionato su misura per qualcuno? Davvero non mirava a impedire che venissero date alle stampe le foto di Silvio Sircana, portavoce del governo, fermo in auto davanti a un trans? Non prendiamoci in giro. È un fatto che i divieti, per ammissione dello stesso Garante (già consigliere giuridico di Romano Prodi in passato), riguardavano unicamente l’inchiesta su Vallettopoli in corso a Potenza: buffo, no? Ed è un fatto che sono scattati soltanto dopo le rivelazioni del ‘Giornale’ sul caso Sircana, mentre nei giorni precedenti a proposito di personaggi tipo Aida Yespica e della loro intimità si era scritto letteralmente di tutto senza che il buon Pizzetti facesse una piega.Ma inquietante è stata anche la disinvoltura con la quale si è evitato di tenere nel dovuto conto la Costituzione. Il dettato dell’articolo 21 è chiarissimo: “La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. Ebbene, qual è lo spirito di queste parole? Pare evidente come a nessuno sia consentito stabilire a priori che cosa si può pubblicare e che cosa no. Se qualche norma viene violata, dunque, si comminino senza indugio le giuste sanzioni; ma non si ceda più alla tentazione di improvvisare direttive che di fatto configurano una sospensione della libertà di stampa.
Claudio Rinaldi, un grande (csf)
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