CartaCanta di Marco Travaglio – Repubblica.it
“Il governo ha dovuto presentare le dimissioni, e oggi attraverso il mercato del voti, un mercato in cui ballano i nomi di questo o quell’altro eletto della Casa delle Libertà, questa maggioranza ha garantito al presidente della Repubblica di avere i numeri che non ha avuto nella recente votazione sulla politica estera”. (Silvio Berlusconi, 24 febbraio 2007).
“Questo è trasformismo e nessuna politica seria può passare attraverso il tradimento del sacrosanto patto di lealtà fatto con gli elettori”.(Pierferdinando Casini, Udc, commentando l’annuncio di Marco Follini che voterà la fiducia al governo Prodi, Tg3, 24 febbraio 2007).
“Signor Presidente, prendo la parola per una breve dichiarazione di voto. Siamo in un passaggio estremamente delicato… Il Presidente del Consiglio [Berlusconi, ndr] ha chiesto proprio questo: di essere giudicato per le cose che farà. Io non intendo impedire a lui di avviare la sua attività di governo. E’ dunque per questi motivi, signor Presidente, che per la prima volta nel corso della mia lunga esperienza all’interno delle istituzioni mi accingo ad adottare comportamenti difformi dalle indicazioni del mio Gruppo: lo faccio con tormento, ma con la piena convinzione di compiere una scelta razionale, equilibrata e responsabile che va nell’interesse della governabilità del nostro paese. (Vivi, prolungati applausi dai gruppi Forza Italia, Lega Nord, Alleanza Nazionale-MSI e del Centro cristiano democratico. Congratulazioni).(Luigi Grillo, all’epoca eletto nel Ppi, dichiarazione al Senato, 18 maggio 1994).
“Erano le 20 e 9 minuti del 18 maggio 1994. Me lo ricordo perché c’era la diretta dall’aula su RaiUno; a seguire, la finale di Coppa dei Campioni Milan-Steaua: 5 a 0, coppa al Cavaliere. Per la prima volta in venticinque anni di militanza democristiana, mi alzai per pronunciarmi in dissenso dal partito. Non avrei votato per Berlusconi, ma sarei uscito dall’aula, per fare in modo che il quorum si abbassasse. No, non cercai di convincere altri a seguirmi. Ne avevo parlato solo con Andreotti e Taviani. Ma altri tre senatori popolari fecero come me. Uno, Vittorio Cecchi Gori, lo conoscevo poco: non era un politico ma un produttore cinematografico, credo non volesse entrare in urto con Berlusconi. Gli altri erano due vecchi democristiani come me: Tomaso Zanoletti, storico sindaco di Alba, e Nuccio Cusumano. Entrambi hanno poi lasciato il Ppi per entrare nel Ccd di Casini e Mastella. Ma non ci furono trattative, né prebende”.– Tre mesi dopo però il senatore Grillo divenne sottosegretario al Bilancio.“Senza bisogno di scambi. Ero stato sottosegretario già nei governi Amato e Ciampi, nel ’92 avevo seguito in Parlamento la finanziaria più onerosa di tutti i tempi”(…).– E da Berlusconi, neppure un grazie?“Sì, quella notte magica mi chiamò. A mezzanotte, vinta la Coppa e ottenuta la fiducia, telefonò Gianni Letta che me lo passò: ‘Venga a trovarmi presto’, mi disse. Così entrai in contatto con l’allora capogruppo di Forza Italia al Senato”.– L’allora capogruppo di Forza Italia al Senato era un personaggio adamantino, un puro di cuore, un idealista che avrebbe potuto cadere in un’ingenuità ma mai in qualcosa che somigliasse a una macchinazione: Cesare Previti.“Beh, insomma, andai da Previti, che sarebbe poi diventato ministro della Difesa, e lui mi combinò un colloquio con il Cavaliere”.(Luigi Grillo, Corriere della Sera, 21 aprile 2006).
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