da Alessandro Ceratti
L’articolo di Galimberti che ci ha proposto CSF mi fa sprizzare fuoco e fiamme. Pur con la consueta maestria che lo contraddistingue Galimberti accumula in breve spazio una serie di idee e principi intollerabili. In primo luogo, visto che è lui a tirare in ballo i nazisti gli rispondo con lo stesso argomento: per fortuna si può eventualmente far ricorso alla “Dittatura della coscienza” (espressione che disapprovo al massimo grado) diversamente agli ordini si ubbidisce. Poi, di certo la politica non è testimonianza, ma non è neppure mediazione. Politica è agire per il bene pubblico. Ma questa semplice frase presuppone la conoscenza dello stesso. Non si agisce per rispondere alle domande della società, anche perché queste richieste potrebbero essere sbagliate. Esempio? Semplice. In una Germania antisemita era giusto secondo Galimberti che i politici approvassero le leggi razziali. Il tema dei medici obbiettori di coscienza è affrontato poi addirittura con nequizia. Chi obbietta non è chi ipocritamente distoglie lo sguardo e non si fa carico di alcuna responsabilità collettiva ma invece chi, trovandosi a vivere in una società che consente quello che ai suoi occhi è un crimine, chiede almeno di non doverne essere parte attiva.
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