da Isabella Guarini
Caro Ceratti, con la globalizzazione in corso ritengo necessario il risporverare le radici della nostra lingua, il latino, il greco, specilmente per mio dialetto, o il francese e lo spagnolo. Il latino è più somigliante all’italiano perciò più facile da ricordare a memoria. Io penso che parlare di pace sia superfluo se ne hanno scritto i poeti di tutti i tempi, basta rileggerli. Ascolta Ovidio nei Fasti come evoca la pace, immaginando di stare presso l’Ara Pacis, quella di Augusto a Roma, non quella di Meier : “Frondibus Actiacis compos redimita capillos/Pax, ades et mitis in orbe mane!” Unicuique suum ovvero “A ciascuno il suo” è il titolo di un romanzo di Sciascia, che a voi della lista Di Pietro dovrebbe piacere molto!
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