da Pier Franco Schiavone
L’ha detto Freccero, mica io. Durante l’intervista Zidane ha rivelato il suo immenso fascino; ah, quella giacca militare appoggiata sulle spalle! (da leggere con lieve accento transalpino: ah, quela sciacca miltár aposciata su le spaal) Zidane evoca Camus. Zidane ha risposto con un soffio all’intervista, che elegonsa! (l’ha detto Freccero, mica io) È un personaggio letterario, Zidane, abbatte gli avversari a craniate, mica come quel coatto di Totti che sputacchia come un gatto raffreddato. Zidane è charmant, viene dalle banlieu, figlio di quell’Algeria raccontata da Pontecorvo, mica dall’hinterland milanese. Che differenza di storie, il figlio del figlio del deserto e il compagnuccio della parrocchietta. Non c’è lotta. Gli occhi verdi e magnetici del bellissimo Zinedine e la faccia da fiulót di Materazzi, il provocatore che si chiama Marco, come l’Evangelista, che volgare. Zinedine alias Zizou alias Yazid, invece, eh, un’altra cosa. Nomen Omen. Il genio assoluto del calcio, con la sua epica craniata ha voluto significare: scendo dall’Olimpo e torno uomo. Motus in fine velocior, verrebbe da dire, o, se volete, chi tanto in alto sale cade sovente precipitevolissimevolmente.
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