da Alessandro Ceratti
Ho letto la tua letterina su Io Donna, in cui parli di parole che diventano insulti o smettono di esserlo. Questa mania del politically correct non riguarda soltanto il modo in cui ci si rivolge alle persone ma anche quello di nominare le cose. Come sai io sono assessore all’ecologia e ambiente del mio comune e quindi tra i miei compiti vi è anche quello di occuparmi della raccolta dei rifiuti. Appena insediato mi sembrava giusto chiamare la discarica comunale con il suo nome, quello appunto. Ma in ufficio gli impiegati un po’ scherzando un po’ sul serio mi dicevano: “Ma assessore! Non si dice discarica, si dice piattaforma ecologica.” Bene, se c’è qualcosa di poco ecologico questa è una discarica di rifiuti, non trovate? Eppure va così, e un po’ per volta mi sto abituando anch’io a chiamarla con il suo nome politically correct. Questa circostanza mi ricorda tanto 1984 di Orwell in cui ogni cosa veniva chiamata con nomi che ne occultavano il senso, spesso ribaltandolo.
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