da Gianluca Freda
Poiché credo di appartenere alla categoria dei “giustizieri senza macchia” che sembrano tanto dispiacergli, vorrei provare a spiegare a Sofri, con la massima calma possibile, il motivo di questa scelta. Caro Sofri, è probabile che stando in galera si faccia molta fatica a capire quanto la forza dello stato verso i deboli e la sua debolezza verso i forti non siano due cose separate, ma perfettamente complementari. Questo indulto non risolve il problema dell’affollamento carcerario, né quello delle pene sproporzionate rispetto al reato commesso. Semplicemente usa i poveri cristi, colpevoli e innocenti, che affollano le patrie galere, come merce di scambio per salvare la pelle ad una manciata di potenti. Da questo momento in poi, le carceri potranno nuovamente riempirsi di ostaggi, schiaffati dentro con criteri discutibili, pronti ad essere barattati con la libertà del prossimo Previti o del prossimo Dell’Utri che dovesse finire nei guai. E’ questo che siamo – o in questo momento ci sentiamo – noi cittadini: non una collettività ordinata da princìpi etici comuni, ma un airbag che serve a garantire l’incolumità del corrotto di turno in caso di incidenti giudiziari. Io spero, da tempo, che le ingiustizie che lei ha dovuto subire in questi anni le vengano risarcite. Ma è triste vedere che il loro scopo è stato solo quello di fabbricare un’idonea merce di scambio con l’impunità di pochi (veri) farabutti. Credo che nulla al mondo, neppure la sua libertà, valga l’asservimento di un’intera collettività statale all’arbitrio del potere.
Nessun commento.
Commenti chiusi.