da Muin Masri
Questa non è una guerra tra il bene e il male, tra un stato democratico, dittature e bande armate, come qualcuno ama ricordare. Non è nemmeno una guerra di religione anche se ci sono tutti gli ingredienti per pensarlo. Questa maledetta tragedia è figlia del fallimento dalla politica internazionale perché di terra contesa si tratta. Da quando è nato lo stato di Israele sono state istituite molte iniziative più o meno serie, ma tutte sono miserabilmente fallite. O perchè Israele rimandava gentilmente al mittente l´offerta di intervento con la classica risposta “Non intromettetevi negli affari nostri” o perché gli arabi scioccamente rispondevano “O tutto o niente”. Tra una iniziativa e l´altra ci siamo ritrovati sempre in guerre troppo crudeli da concludere e troppo complesse da vincere. E come due pugili stanchi ritornavamo ai nostri sgabelli per una sorsata d´acqua fresca, un attimo di pausa per ricordare la gioia di vivere e, nel frattempo, sperare non nella prossima vittoria, ma di un aiuto esterno, divino che mettesse fine a questa nostra follia. Perché di follia si tratta e nessuno può capirlo meglio di chi combatte: si va al fronte sognando la casa e si cerca la morte per trovare la pace, ditemi se questa non è pura follia!
La nascita dello stato di Israele è stato un shock per noi arabi. Avremmo anche potuto superarlo, digerirlo se non fosse stato per quel senso di ingiustizia, di abbandono e di tradimento così difficile da comprendere e che ci ha accompagnati in questi lunghi anni. Chiedevamo aiuto alla Comunità Internazionale e l´ONU non andava oltre le sue risoluzioni. Chiedevamo il nostro diritto alla vita e voi lo scambiavate con la distruzione di Israele. Chiedevamo il vostro intervento politico e voi, dopo un giro di consultazioni, uscivate con iniziative che faticano a prendere piede non perchè incomplete ma perchè e´ sempre mancato il coraggio di attuarle veramente. Ogni volta si ritorna all´anno zero, basta poco, e così per sessant´anni. Sono troppi per chiunque.
Israele è forte, troppo forte, ma non ci fa nessuna paura. Non perchè siamo così orgogliosi ma perchè siamo disperati e non c´è nessuna forza che tenga quando si tratta di sopravvivenza e la storia ce lo insegna. Gli Arabi sono tanti, troppi, ma non fanno nessuna paura ad Israele e non perché gli Israeliani siano orgogliosi del loro modello di Stato, ma perché anche loro sono disperati quanto noi. E così il sogno di uno è diventato l´incubo dell´altro e, la barriera del sospetto, oramai, ha superato ogni immaginazione.
Questa non è guerra tra palestinesi e israeliani, ma tra occidente e oriente. E lo dimostra il fatto che ogni volta che scoppia la guerra da noi, qui da voi esplode il dramma “con chi stare?”. Vi sentite il dovere morale di sostenere una parte e vi ponete sempre la stessa domanda “chi uccide meglio? Un paese democratico e liberale stile Vecchia Europa come Israele o dittature e partiti fanatici come quelli islamici?”. E noi dobbiamo combattere in attesa di una vostra conclusione! Certo, fa piacere sentirsi amati e sostenuti da qualcuno, ma spesso risulta anche dannoso perché questo tifare l´uno o l´altro non fa che allungare questa tragedia, che è nostra. Voi ci rimettete solo la faccia, noi invece la vita. Quindi o avete il coraggio di aiutarci veramente e porre fine a quest´assurda guerra, a trovare un sogno comune o lasciateci morire in santa pace. Chissà, magari trovandoci soli e abbandonati riusciremo a trovare l´uscita da questo tunnel.
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