da Dagospia.com
Correre dietro alle dame dei salotti romani non ha mai fatto male nessuno. E’ raggiungerle che è pericoloso. Crudeli, temutissime, devastanti col calicino in mano sul divanone damascato; una volta sedute a tavola diventano anche accanite politologhe, irriducibili agit-prop, aspiranti first lady. Normalmente, a fine cena, riescono a vincere il premio “Ve lo cucino io il potere”, come miglior “Maria Angiolillo” non protagonista dell’anno. E quello che mostra agli illustri invitati non è una festa, è il “terzo ramo del Parlamento”, “stanza di compensazione” per aspiranti ministri, “salotto di incubazione” per sottosegretari immaginari, luogo dove ogni uomo dovrebbe mandare la suocera per un mese, con tutte le spese pagate. In epoca non sospetta, James Joyce, che la sapeva lunga, così liquidava la vita all’ombra del Cupolone: “Roma mi fa pensare a un uomo che si mantenga mostrando ai viaggiatori il cadavere di sua nonna”. Sostituite “nonna” con “potere”, e la frase è perfettamente contemporanea.E quando il Potere cambia, si cambiano anche le tovaglie. Al primo pranzone dopo l’ascesa del Prodino a Palazzo Chigi la tenutaria del primo salotto tricolore, alias Maria Angiolillo, ha subito registrato la caduta del berlusconismo. Mai si era visto un ex sindacalista, oggi presidente del Senato, alias Franco Marini, attovagliato a capotavola. L’ex lupo morsicano è stato celebrato e omaggiato dall’ambasciatore Usa Ronald Spogli, dal conterraneo d’Abruzzo Gianni Letta, banchieri (De Bustis e Salvatori), boiardi di Stato (Guarguaglini), imprenditori (Aleotti e Goodrich e Caltagirone Bellavista), vice direttori generali di Confindustria (Luigi Mastrobuono), il monsignor montezemolato Maurizio Beretta (giunto in ritardo causa “Ballarò”), il benettoniano Gros Pietro di Autostrade, i giornalisti Vespa e Rossella e Folli, il Polito margherito (arrivato con la zainetto), il senatore di An Giuseppe Consolo, Fedele Confalonieri e Giulietto Tremonti. New entry: il potente vice ministro all’Economia Roberto Pinza, quota Margherita.Intorno all’allegra combriccola, le solite signore che decorano il Villino Maria di Trinità dei Monti: Sandrina Carraro con scarpe inzeppate, Rita Rusic sorprendentemente ringiovanita e non solo grazie alla minigonna, la burbera Chicca Monicelli, la svolazzante Mirella Haggiag, Maria Benelli da Firenze, Ludina Barzini, l’ex sindaco forzista di Padova Giorgina Destro, e Marione D’Urso in quota sfaccendato. Se oggi la tovaglia dell’Angiolillo è diventata rossa, il menù è rimasto quello pesantissimo di ieri: patè di prosciutto affumicato con salsa al caviale e panna acida, salmone al forno con salsa bernaise, crema di ricotta con miele d’arancio, crepe con gelato. Roba da ammazzare un toro. Al termine del tour de force gastronomico, Letta ha avuto la forza (di stomaco) di fare un discorso in gloria di Marini, che durante la serata si è comportato molto, molto da presidente della Camera: austero, istituzionale e parco di parole. L’Eminenza Azzurrina ha ricordato i giorni felici di Avezzano: lui entrava nel giornalismo, Marini esordiva nel sindacalismo. Poi ha aggiunto che in mattinata Spogli aveva incontrato Marini e poche ore dopo se l’è ritrovato a cena: “cose che accadono solo nel primo salotto d’Italia”. Applausi.
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