da Stefano Santachiara(centomovimenti.com)
(…)Giova ricordare che Ovidio Bompressi e Adriano Sofri nel 2000 sono stati condannati in via definitiva a 22 anni di carcere rispettivamente come autore materiale e mandante dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi. Scrive D’Avanzo che lo “Stato si è accanito con un potere punitivo inutilmente afflittivo, ormai mera vendetta politica. E’ la storia di una violenza istituzionale – eversiva – inflitta dal governo, o meglio da un Ministro della Giustizia… La grazia non è stata mai in realtà riconducibile al potere di indirizzo politico di un governo. Come è giusto che sia per un atto gratuito, straordinario, residuo arcaico del potere di un sovrano..” Resta da capire in quali delle tante condanne definitive in cui non viene concessa la grazia si tratta di “accanimento dello Stato” e quali dei 55mila detenuti italiani subiscono una punizione afflittiva, che è prevista dal Codice penale e sancita dopo tre gradi di giudizio, e non dal mero ingegner Castelli. A parte il fatto che con un atto imposto dall’alto in stile leggi ad personam ci teletrasportiamo allo “jus vitae ac necis”, appunto “residuo arcaico del potere del sovrano”, a tornare è sempre il leit motive della “vendetta politica” e dei necessari atti di clemenza. In Italia quando si scopre che la categoria “delinquente” combacia con quella del politico (amministratore, deputato, extraparlamentare ect.), subito la Casta di Lorsignori alza il ponte levatoio lanciando olio bollente e caimani contro i magistrati che indagano e i giornalisti che raccontano i fatti. Il fine? Quello di riappacificarsi tra colpevoli di destra e di sinistra, tra compagni che sbagliano e camerati bombaroli, tra evasori e corruttori, tra Previti e Consorteria. Si perdonano felici e contenti sulla pelle delle vittime e della collettività.
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