da Gianluca Freda
Una volta tanto mi trovo in perfetto accordo con Ceratti. L’idea che la formazione culturale abbia il solo scopo di preparare al lavoro e al guadagno è ciò che nel nostro paese ha, da un lato, fatto aumentare a dismisura le iscrizioni alle facoltà universitarie; dall’altro ha impoverito enormemente l’offerta culturale delle stesse, visto che nessuna università vuole correre il rischio di vedersi scappare degli studenti paganti – anche se somari – con corsi di eccessiva complessità. Ciò, paradossalmente, ha spinto le aziende a fidarsi poco dei laureati, che hanno spesso una preparazione non migliore di quella di un diplomato qualsiasi ma pretese ben più consistenti. Detto ciò, sulle aziende ricade l’enorme colpa di avere per lungo tempo premuto sulle università per ottenere corsi di formazione adeguati alle proprie necessità produttive. Formazione che adesso non sono in grado, o non hanno intenzione, di mettere a frutto. Il paradosso è che oggi, in Italia, se si vuole avere un lavoro appena decoroso, la propria laurea è meglio tenerla segreta.
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