di Marco Travaglio sull’Unità
Dieci giorni fa il pm Woodcock doveva «cambiare mestiere» (Fini), era «matto» (Gasparri), imbastiva «rumorosissime inchieste poi finite in una bolla di sapone» (Ostellino), mentre la Procura di Bari che chiedeva l’arresto di Fitto per le mazzette di Angelucci costituiva un’«emergenza democratica» (Bondi) e, avendo indagato pure un vescovo, una minaccia «per la religione cattolica» (Biondi), insomma l’intera magistratura preparava «l’assedio a Berlusconi» (Berlusconi) per «influenzare il referendum» (Gabriella Carlucci)in un «clima da manette facili» (Villetti). Poi Angelucci ha confessato di aver dato soldi a Fitto, mentre la «bolla di sapone» di Potenza raccoglie una confessione al giorno. Confessa il faccendiere Migliardi (con la g): «Ho dato 60mila euro al principe». Confessa il faccendiere Bonazza. Confessa il signor Savoia, checché ne dica la solita avvocatessa Bongiorno: ammette di aver corrotto i doganieri per non pagare l’Iva alla frontiera; ammette di aver pagato «commissioni» (in Italia si chiamano tangenti) al sindaco di Campione; ammette di essersi rifornito di prostitute dal duo Rizzani & Bonazza; ammette di aver ricevuto 10 mila euro di «intermediazione» (che in Italia disolito vuol dire corruzione) da Migliardi dopo averlo messo in contatto col faccendiere De Luca, che corrompeva i Monopoli di Stato. E quel che non confessano, gli indagati l’hanno già confessato al telefono. Inseguire le centinaia di intercettazioni sarebbe impossibile. Ma va detto che l’ottimo Salvo Sottile, già portavoce di Fini addetto a «certi bei tipi di porcelle» nel suo ufficio alla Farnesina, s’è buttato un po’ giù,facendo onore al suo cognome francamente riduttivo, quandoha detto ai giudici che al telefono lui millantava prestazioni fisicamente impossibili: «Ma lei pensa che sono Mandrake? Io prendo sette pillole al giorno per il cuore… ». Ecco, la qualità e il colore delle sue pillole appartengono alla sua privacy. Ma il suo amico Lorenzo Di Dieco, funzionario Rai fra i migliori dell’ultima gestione, gli ha subito restituito la giusta fama di maschio latino: «Sottile mi usava come procacciatore di donne. Gliele portavo perché lui desse loro una mano…». E lui gliela dava, in un certo senso, una mano. Anche due, alle volte. E anche di più, se è vero quel che diceva al telefono, in perfetto stile diplomatico, come si conviene a un inquilino della Farnesina: «Lore’, chi ci trombiamo oggi?». Un altro procacciatore gli sottoponeva il curriculum delle visitatrici, perché Sottile va piuttosto per il sottile, è per la meritocrazia: «Elisabetta m’ha mandato il suo curriculum: un metro e 70, molto carina, bionda: insomma, è preparata». Curiosi come sono, i magistrati han chiesto a Di Dieco quante gliene abbia portate, e dove. Lui prontamente ha risposto: «Mah, credo una decina… Lui diceva: “Porta”, e io portavo ». Dove? Sempre alla Farnesina, che si sta rivelando come un luogo insospettabilmente erogeno e particolarmente pruriginoso. In effetti, un conto è dire a un certo bel tipo di porcella: «Cara, oggi ti porto alla Farnesina », e un altro è dirle: «Andiamo al ministero dell’Attuazione del programma», o magari «Che ne diresti di una fuitina alla Funzione pubblica?». Saranno le volte affrescate, sarà il viavai di feluche, sarà il personale in livrea, ma alla Farnesina è tutt’un altro ricevere. C’è proprio un’atmosfera afrodisiaca. Uno non sarà Mandrake, uno si chiamerà Sottile, e al seguito di Fini per giunta, ma il contesto ambientale aiuta. Ci si aggrappa a tutto, anche ai cognomi: e Bonazza, Rizzani, Sabbatani Schiuma non sono niente male in quei momenti lì. Aiutano anche quelli. Soprattutto se l’offerta abbonda, se i bei tipi di porcelle arrivano dieci alla volta e bisogna «dare una mano» a tutte, roba che neanche la dea Kalì. Dopo una settimana di confessioni, Ostellino, quello della «bolla di sapone», ha ripreso carta e penna. Non per chiedere scusa dell’ennesimo abbaglio, o per annunciare che, visto che non ne azzecca una, ha deciso di andare a nascondersi. No, ha scritto sul Corriere che «dalle domande dei giudici traspare una certa morbosità, tanto anomala quanto ingiustificata » da «frati porcaccioni nel chiuso di un confessionale medievale ». Capito chi sono i porcelloni? I magistrati. Infine Ostellino ha tirato fuori l’esempio virtuoso degli Stati Uniti, dove certe inchieste e certe domande sarebbero impensabili. Infatti Bill Clinton e Monica Lewinsky erano neozelandesi.
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