da Peter Freeman
Caro Csf, il pregio dell’argomento PACS è di far emergere un bel po’ di luoghi comuni e pregiudizi. E, aggiungo, persino strane concezioni del diritto. Arienti, ad esempio, pensa che la questione PACS riguardi soltanto gli omosessuali. Anzi, diciamocelo senza peli sulla lingua: i froci. A me, che omosessuale non sono, i PACS interessano. E se pure lo fossi (frocio) riterrei che sarebbe cosa buona e giusta: non voglio mettere su famiglia (e i PACS non lo sono) ma voglio che il mio partner usufruisca della reversibilità della pensione. Il fatto è che tra le righe di molti post emerge in maniera neppure troppo velata, una cultura punitiva: essere omosex è comunque una colpa, sei una minoranza, e la minoranza ha meno diritti di una maggioranza, il che non trova alcun riscontro nella nostra costituzione, da qualunque parte la si legga e interpreti. Guarini, che dalla omologazione delle minoranze alle maggioranze è a dir poco ossessionata, pensa che la tutela delle prime non possa che andare a discapito delle seconde. I neri in America erano e sono minoranze e tuttavia nessuno oggi pensa che l’abolizione della segregazione razziale sia stato un male, nonostante il parere contrario di ampie maggioranze di bianchi. Quanto alle problematiche di minoranza cui Guarini fa riferimento (pillola abortiva e procreazione assistita), non sono certo che siano tanto minoritarie, ma se pure lo fossero, l’interruzione di gravidanza o il desiderio/possibilità di avere un figlio nonostante il pessimo stato dei propri spermatozoi (o il ricorso recente alla chemioterapia) sono elementi di civiltà. Ma su questo Guarini non intende ragioni: lo Stato serve a “mettere ordine” che è una ben misera e regressiva concezione delle relazioni e financo della laicità, oltre che rivelare una paura del “disordine” che a me sinceramente mette paura.
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