da Carla Bergamo
Dopo tanti anni vivendo al di qua e al di lá dell’Oceano, mi sento di dare il mio modesto parere sulla questione del carattere italico. Praticamente, il popolo italiano mi sembra il meno incasellabile in una serie precisa di caratteristiche. In quei circa 1500 chilometri di lunghezza, c’è di tutto. All’estero, per esempio, conoscono molto di più il sud Italia, cosa che ha generato una serie di stereotipi. Simpatici anche. Dobbiamo proprio spiegargli che un Piemontese e un Napoletano non sono proprio la stessa cosa? Quando nelle novelas che rievocano l’emigrazione italiana fanno cantare Yamme Yamme a un veneziano e Quel mazzolin di fiori a un calabrese, che ci possiamo fare? Come glielo spiego che la mia mamma friulana ha conosciuto la pizza, taaaanti anni fa, per la prima volta a Rio de Janeiro? Ma tant’è, gli stereotipi sono duri a morire, io stessa sono molto tentata a volte di dare una classificazione a ‘sti brasiliani, operazione impossibile quasi quanto per gli Italiani. A San Paolo poi, che sembra una succursale dell’Italia. Da Rio Grande do Sul al Parà ci sono tanti di quei chilometri che ci passano e ripassano tutti i continenti con tutti i loro antenati che qui hanno lasciato tante impronte da creare il vero melting pot. Ma una cosa posso assicurare: vista da lontano, l’Italia non è poi così male (a parte i politici). Non per niente chi ha un cognome, una nonna, un bisnonno italiani, ci tiene a fartelo sapere e se ne orgoglia. Perchè anche se non conoscono esattamente la differenza tra Udine e Reggio Calabria, sanno che facciamo ancora parte del G8, abbiamo ottimi ricercatori (anche se in “trasferta”), tecnologia, buone scuole (ancora non sanno dei danni della Moratti), un buon sistema pubblico di salute (si, si, non lamentatevi); e poi Armani, la Ferrari, le cucine, i divani, le scarpe (ah, le Tod’s!). Berlusconi, per loro, sembra più che altro un incidente di percorso. Sará che hanno ragione?
Nessun commento.
Commenti chiusi.