da Michele Lo Chirco
Ogni giorno saltano per aria decine di persone in Iraq, militari o civili, vecchi o bambini, uomini o donne. Oggi è il giorno della riflessione, delle frasi di circostanza, della commozione tenuta a stento: i morti sono italiani come noi. E quindi? I morti degli altri eserciti, di altre nazionalità, puzzano invece? Hanno meno dignità dei nostri? Se la sono in fondo cercata, quindi meritavano di morire, prima dei nostri, più dei nostri? Chissà chi fra noi ha incrociato un pomeriggio per strada uno dei morti di oggi: magari l’ha pure mandato a quel paese per non essersi fermato a uno stop, o per avergli fregato un parcheggio gli ha augurato chissà quali sofferenze. Oggi siamo tutti italiani, orgogliosi dei nostri morti. Dopodomani avremo già dimenticato tutto, e continueremo con le ipocrisie, con le nostre mancanze quotidiane, con i nostri peccatucci: fregandocene dei dieci, cento, mille morti altrui.
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