da Alessandro Ceratti
Come forse ricorderete io sono un dipietrista convinto. Quando vedo il signor Piras dire “Che cos’ha Di Pietro, che non va?” mi viene da piangere. Perché mi rendo conto che anch’io se dovessi votare con la pancia invece che con la testa non voterei Di Pietro. Perché? Perché Di Pietro non mi somiglia, perché lui è un contadino meridionale e io un architetto settentrionale, perché lui ha fatto mille lavori e io neanche uno (neppure l’architetto), perché lui è stato un emigrante e io ho sempre vissuto nella bambagia, perché parla un italiano che non è il mio e per tanti altri motivi. Quando voterò per Di Pietro non farò un atto spontaneo, di consonanza, di simpatia. Sarà un atto ragionato. Lo voterò perché tutte le volte che l’ho sentito parlare ha detto delle cose che condividevo, nel modo che ritenevo giusto. Perché il suo partito ha preso sempre le posizioni che mi parevano sensate. Da Berlusconi (intransigentemente contro), alla guerra in Iraq (idem), alle scelte economiche (liberista senza arroganza e con attenzione al sociale). Perché tanti si riconoscono nel programma ma non lo voterebbero? Perché con la pancia preferiscono sentirsi “di sinistra”.
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