da Paola Altrui, Roma
E’ ormai assodato: l’opposizione ha accettato di farsi dettare l’agenda della campagna elettorale dalla maggioranza. Prodi e compagnia non riescono ad affrontare un confronto televisivo, una conferenza stampa, un incontro pubblico senza sentirsi in dovere di replicare alle accuse di Berlusconi, per quanto fantomatiche e pretestuose. Nessuno che abbia il coraggio di contrattaccare contestandogli cinque anni di gestione fallimentare del Paese o rammentandogli i misfatti e gli scandali di cui si è reso protagonista assieme ai suoi alleati. La cronaca giudiziaria è off-limits, sul ritiro dall’Iraq ci si mostra titubanti (fingendo di non comprendere che procrastinare la situazione attuale significa avallarla), le questioni che ruotano intorno alla laicità dello Stato e alla necessità di contenere l’ingerenza del Vaticano sono bandite per non perdere consensi fra i cosiddetti moderati. Al termine della campagna elettorale, sarà a malapena chiaro ciò che l’Unione “non” farà o si impegna a “non” fare. Decisamente poco, per proporsi come valida alternativa alla CdL e convincere gli indecisi.
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