“Quando ero andato ad intervistare Fausto Bertinotti, a Dolceacqua, un paesino ligure vicino alla frontiera con la Francia, il segretario di Rifondazione Comunista aveva messo una condizione: niente Gioco della Torre. Non voleva buttare nessuno. Io avevo accettato a malincuore la limitazione. Ora che mi trovo di fronte a Lella, sua moglie, in un elegante appartamento romano, mi vendico. Le dico: «Facciamo solo il Gioco della Torre». So che finiremo a parlare di tutto, dalla caduta del governo Prodi ai cachemire di Bertinotti. Ma metto le mani avanti.”
Sul Magazine del Corriere della Sera, oggi, e sul sito. (csf)
Nessun commento.
Commenti chiusi.