di Alessandro Robecchi, pubblicato in Il Manifestograzie a Paola Bensi)
Settimana sconvolta da numerosi fatti di cronaca. Ecco il riassunto.Nucleare. Restano in carcere due rumeni accusati di truffa: tentavano di vendere all’Italia quattro centrali nucleari francesi spacciandole per sicure e convenienti. Sui contratti non ci sono tracce del loro dna né le impronte digitali, e altri riscontri sembrano scagionarli: secondo i testimoni a tentare la truffa sarebbero stati due tipi di bassa statura, uno dei quali con la moquette in testa. Welfare. Ancora in stato di fermo i due rumeni accusati di aver ideato lo sciopero virtuale per i lavoratori italiani. Un raggiro di dimensioni colossali: se scioperi, devi avvertire un anno prima, andare a lavorare lo stesso, donare il ricavato dell’intera settimana ai figli del datore di lavoro che devono cambiare la Porsche. La truffa è riuscita con Cisl e Uil. Pochi i riscontri: “Non ho visto nessun rumeno da queste parti – dice un testimone – né altre forme di vita intelligente, c’era solo il ministro Sacconi”. Per precauzione, i due rumeni restano in carcere.Social Card. Due rumeni, sospettati da una folla di pensionati di aver ideato la Social Card, sono sfuggiti per poco al linciaggio. I due sono stati arrestati, anche se sulla truffa del secolo ai danni dei meno abbienti non è stato trovato il loro dna, né fibre di tessuto. Gli inquirenti sono ottimisti: “Fateceli interrogare ancora un po’ e confesseranno”. Ma alcuni testimoni hanno visto allontanarsi un tipo brizzolato con gli occhialini e la voce querula. Opere Pubbliche. Dubbi degli inquirenti: i due rumeni accusati di aver stanziato 1,3 miliardi per il ponte di Messina agivano a titolo personale o per aiutare mafia e ‘ndrangheta? Non c’è il loro dna sulla scena del crimine, ma si teme che vogliano coprire qualcuno. L’identikit realizzato in questura mostra l’immagine di un tipetto di bassa statura con la moquette in testa. In ogni caso, i due rumeni restano in stato di fermo.
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