da Paola Altrui, Roma
Virgilio Mancini manifesta con serenità e pacatezza le proprie perplessità sulle quote rosa. Credo che il primo equivoco da chiarire sia quello relativo al tipo di obbligo che esse implicano: e cioè, la percentuale minima di donne che ciascun partito dovrebbe inserire nelle proprie liste, ferma restando la libertà degli elettori di votare per il candidato o la candidata che preferiscono. Anche dopo l’introduzione delle quote rosa, quindi, nulla esclude l’eventualità che il Parlamento continui a essere composto per la quasi totalità da uomini; ma si darebbe finalmente attuazione all’art. 51 della Costituzione (“Tutti i cittadini dell’uno o dell’altro sesso possono accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive in condizioni di eguaglianza, secondo i requisiti stabiliti dalla legge. A tale fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra donne e uomini.”). Non vedo nulla di discriminatorio in questo; indubbiamente, l’adozione spontanea e progressiva di un comportamento “virtuoso” avrebbe reso superfluo il ricorso ad una previsione di legge. Un po’ come è accaduto per il divieto di fumo.
Nessun commento.
Commenti chiusi.