di Bruno Ugolini – L’UNITA’ (grazie a Gianni Guasto)
Saremo quanto prima davvero un popolo di navigatori. La profezia è stata annunciata dal presidente del Consiglio nel suo fluviale incontro con i giornalisti per il bilancio di fine anno. Ha spiegato che con la riforma Moratti tutti i ragazzi, quando finiranno le scuole, sapranno navigare nel ciber spazio. Gli Italiani saranno davvero, a quel punto, un popolo di santi, eroi e navigatori e avranno un avvenire sicuro.
Saranno navigatori di Internet, certo, non alla conquista di nuove terre, come pensava un altro condottiero, il Duce che, appunto, durante il Ventennio d’infausta memoria, aveva fatto scolpire l’obiettivo sulle facciate del Palazzo della Civiltà, nel quartiere dell’Eur a Roma.
La felicità si è diffusa nelle scuole di ogni ordine e grado. Gli studenti ignoravano questi nuovi orizzonti del web che ora il centrodestra offre a piene mani. Ma è solo una tra i miliardi di cose elencate dal capo del governo. Ha spiegato, infatti, tra sguardi vagamente attoniti, che i prezzi sono debellati e per quelli rimasti elevati la colpa è di Prodi, che i precari non ci sono più, gli immigrati sono scomparsi, le tasse anche.
E, come la ciliegina sulla torta, Silvio ha anche fatto sapere che cosa si nasconde dietro la testata, apparentemente innocente di questo giornale, l’Unità che pretenderebbe di dialogare con lui. Gli Italiani devono sapere. E così ha mostrato al mondo una prima pagina di oltre 50 anni fa, quando forse Antonio Padellaro non era ancora nato. La testata annunciava, senza prenderne le doverose distanze, senza almeno pubblicare un parere favorevole e uno contrario, la morte di Giuseppe Stalin. Uno scoop traumatico. Tutti ignoravano questo torbido passato.
Non è finita. Ora sembra che un nucleo di pregiati studiosi, sempre agli ordini di Silvio, stia studiando altre prime pagine dell’Unità. E’ probabile che scoprano che questo foglio nel 1924 si presentava come “quotidiano degli operai e dei contadini”. E che poi, dopo un doveroso intervento del duce, cadeva nella clandestinità, sostenuta dalle “bande” partigiane, magari per tornare in edicola nell’aprile del 1945 e dare notizia della vergognosa fine di Benito e consorte. Sono davvero particolari raccapriccianti. Peccato che Antonio Gramsci non sia più in vita. Potrebbe tentare di chiedere scusa a Berlusconi.
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