Fermo restando il diritto di chiunque di lavorare anche nei giorni di sciopero ( e dio sa quanto poco mi piace lo sciopero dei giornalisti), resta anche il diritto di tutti di chiedersi perché alcuni giornali escano nei giorni di sciopero e perché i giornalisti siano complici dei loro editori nel boicottare le lotte sindacali che sono anche le loro. Fermo restando che uscire nei giorni di sciopero è sicuramente un’operazione sciacallesca perché permette di ottenere performances eccezionali approfittando delle edicole vuote, resta la voglia di capire. Dunque i motivi per cui alcuni giornali escono sono due o tre. Il primo è che gli editori forzano la mano, complici i direttori, che ricordatevi, non sono più giornalisti di fatto quando assumono la direzione dei giornali ma diventano dei manager. Ai giornalisti non resta che lasciarsi andare alla loro codardia, che a volte è comprensibile ma sempre codardia è. Secondo motivo: le cooperative. E’ il caso del Manifesto. Che senso ha per giornalisti che editano un giornale scioperare visto che sciopererebbero contro se stessi? La solidarietà verso i colleghi che non si trovano nelle stesse condizioni? Evidentemente non basta. Ma dovrebbe bastare. Terzo motivo: non si è d’accordo con le motivazioni magari politiche dello sciopero. E’ il caso, buttiamoci ad indovinare, del Giornale? Di Libero? Del Foglio? Può darsi ma la cosa vale per gli editori. Vale anche per i redattori. Mi chiedo: Luca Telese che lavora al Giornale e che è di Rifondazione Comunista, sciopera? E tutti gli altri giornalisti, anche di destra, quando poi arrivano gli aumenti di stipendi ottenuti con le lotte dei loro colleghi, vi rinunciano? Poi c’è il caso del Riformista. Antonio Polito è di destra? No. Il suo giornale è una cooperativa? No (e se lo è è finta). E allora perché non aderisce allo sciopero? Boh.Sia chiaro: io non aderisco allo sciopero. Io sono un freelance, cioè un precario, sostanzialmente un disoccupato, uno che è stato espulso dal sistema protetto della categoria. E i precari sono sempre stati l’ultimo dei pensieri del nostro sindacato, dopo essere stati da sempre l’ultimo dei pensieri dei nostri editori. La mia simpatia per gli organi sindacali dei giornalisti è quella che può derivare dal ricordo di quando fu proprio l’organismo interno del sindacato del giornale al quale collaboravo che chiese al padrone di non ospitare più i miei articoli, mi pacerebbe dire di licenziarmi se solo fossi stato mai assunto. E mi difese, in quella occasione, il padrone, non il sindacato. E poco tempo dopo ci fu uno sciopero e i giornalisti supergarantiti chiesero ai collaboratori di aderire allo sciopero e io li mandai a quel paese anche a nome di tutti gli altri collaboratori come me.Detto questo mi chiedo perché i giornalisti facciano spallucce quando vedono alcuni giornali in edicola approfittare dell’assenza dei concorrenti. Detto questo mi chiedo perché anche io sia stato così stupido da comprare Giornale, Libero, Foglio e Riformista. Detto questo mi dico anche che non mi meraviglio dei primi tre. Mi meraviglio soprattutto del Riformista, editore Velardi, ala dalemiana della sinistra che si avvia a vincere le prossime elezioni. (csf)
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