da Feliciano Bechelli
C’era una volta un sindaco che voleva dettare legge nel territorio che amministrava, ignorando istituzioni, enti locali, piani regolatori. Se una mattina si svegliava e, chessò, gli saltava in mente di costruire il nuovo ospedale lì anziché là, convocava una conferenza stampa, annunciava la novità e poi, grazie a qualche consigliere comunale compiacente, faceva passare la delibera.
C’era la solita volta un presidente del Senato che voleva dettare legge nel proprio collegio elettorale, ignorando istituzioni, enti locali, piani regolatori. Se una mattina si svegliava e, chessò, gli saltava in mente di costruire una nuova autostrada, si rivolgeva ai propri amici (pochi, ma molto influenti) e poi, grazie a qualche consigliere comunale compiacente, riusciva a imporre la propria volontà.
Un giorno il sindaco si convinse che fare il sindaco era troppo poco per lui. Meglio parlamentare o, quantomeno, presidente di provincia. Il presidente del Senato, iscritto al solito partito del sindaco, non era d’accordo. Così i due litigarono pesantemente, complice la vendita di quote azionarie dell’azienda che gestiva la distribuzione del gas in città, vicenda nella quale entrambi volevano mettere cappello. Seguirono querele, espulsioni dal partito, raccolte di firme, inserzioni a pagamento sui giornali e comizi in piazza per sputtanare l’avversario, finché il presidente del Senato, per il semplice fatto di vantare amici più potenti, vinse la contesa obbligando i consiglieri comunali di maggioranza a sfiduciare il loro sindaco.
P.S. In questa storia mancano i cittadini e la tutela dei loro interessi. Non è una dimenticanza.
P.P.S. Manca pure qualche indicazione per capire chi, tra i due contendenti, avesse ragione. Nemmeno questa è una dimenticanza.
Diciamo almeno la città, Lucca (csf)
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