Giampiero Mughini sul Foglio
Quel color “rosa che racconta ogni attimo e ogni respiro della nostra vita di maschi. Ovvero quanto sia sovrastante e dominante il colore che allude al femminile e alla sua intensità. Al confronto il color “rosso”, il colore che allude ai furori della giovinezza di molti di noi, risulta un colore spento e inessenziale. Saranno passati una ventina d’anni da quando mi venne l’idea di costruire un pezzo giornalistico in cui avrei chiesto a un gruppo di nerboruti dell’estremismo politico dei Sessanta se davvero fosse stato il “rosso” o non invece il “rosa” il colore che aveva modellato Il loro vite e i loro destini. Spiattellarono tutti la verità, avete già capito quale. VaIga per tutti quello che mi confessò uno che pure aveva fatto un bel po’ di anni di galera perché accusato di connivenze col terrorismo rosso. Mi raccontò che ai tempi dei suoi furibondi esordi politici durante un’assemblea in un liceo romano, fece un discorso in cui incendiò il mondo intero: ebbene, la motivazione principale di tanto furore e di tanto incendio stava nel tentativo di far colpo su una biondina seduta lì accanto che lo stava ascoltando, non so se ammaliata. E con tutto questo c’è un caso in cui l’uso apologetico del colore “rosa” mi offende e mi ripugna, ed è quando qualcuno ri?vendica a quel colore una sorta di minimo sindacale e di minimo di rappresen?tazione nelle istituzioni politiche. La “quota rosa”, dio che orrore, ossia l’assi?curare alle donne una sorta di loro han?dicap positivo in quanto donne, e come se creature talmente superiori dovesse?ro appagarsi di un posticino garantito lo?ro non so se in Parlamento o in consiglio comunale o altre miserie del genere. Co?me se uno chiedesse una “quota” da as?sicurare agli uomini alti meno di un me?tro e sessantacinque.
Nessun commento.
Commenti chiusi.