da Anna Mantero, indovinate da dove
Giorni addietro leggendo il Corriere ho provato un sottile brivido di piacere: qualcuno aveva, finalmente, gettato un fascio di luce e verità sugli sprechi, gli abusi e i magna-magna della Provincia Autonoma di Trento. Gian Antonio Stella ha scritto un brillante, intelligente e sagace articolo al veleno contro il senatore e “maestro elementare” trentino Ivo Tarolli, reo di aver strappato un’ingente cifra a Roma per la Diocesi Trentina,la quale ha gentilmente rifiutato. Perchè non dire che quei soldi finiranno a gonfiare le già piene tasche dei nostri, pardon, dei loro assessori. Perchè non dire che a Trento non si sanno come spendere i soldi e allora si rifanno le strade tre o quattro volte quando non ce n’è bisogno. Perchè non dire che i provinciali si grattano la pancia dalla mattina alla sera. Perchè non dire che qui c’è una mafia che uccide più che al sud, soprattutto quando non porti un cognome trentino. L’unica fortuna di Trento è stata quella di aver fatto parte dell’Impero Austro-ungarico e che sia esistito un tizio di nome Cesare Battisti che ad un certo punto della sua vita si è messo in testa che il Trentino dovesse fare parte dell’Italia. Ma perchè il Trentino è Italia? Venite a vedere con i vostri occhi. Se i trentini avessero coltivato ciliege invece che pomi in Val di Non, a quest’ora sarebbero ugualmente ricchi ma senza i soldi di Roma. Ringrazio molto Stella per il suo articolo.
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