da Paolo Feltracco, Treviso
Anch’io rimanevo turbato quando vedevo donne vestite alla musulmana, e credo di aver capito che non è l’abito, per noi occidentali mortificante come quello delle suore cristiane, a insospettirmi, ma la forza delle ragioni che inducono le arabe a mantenere il loro abbigliamento anche nelle nostre città. D’altronde, rimango turbato anche dall’abbondante esposizione di cosce e seni sia in televisione che per strada, così come mi ripugna l’uniformarsi di gran parte delle donne a mode che solo 20 anni fa erano prerogativa di certe professioniste. Non si sentono forse più mortificate, queste donne, a dover rincorrere un’immagine di quotidiana sessualità a costo di palestra, estetista, parrucchiera, stressanti e costose spedizioni in boutique, senza raggiungere uno stato di realizzazione personale che non sia legato alla conquista dell’ultimo straccetto luccicante o al mezzo chilo di silicone che aumenterà il sex appeal per il resto dei loro giorni ?Mi delude quindi chi del suo turbamento vuole far legge, come se la libertà dei costumi non potesse essere applicabile a tutti indistintamente. Certo è che, se si imponesse il costume maschile di uscire succinti esibendo muscoli da pornodivo e pantaloncini aderenti che rivelino l’abbondanza del sesso, (costume da adottare ad oltranza anche dopo i 50 anni!), questi signori che si scandalizzano per la quantità di tessuto indossata da una donna rimpiangerebbero i loro completi di grisaglia. Io preferisco un futuro come in quelle città europee dove la stessa signora musulmana viene servita al banco da una ragazza bianca adornata da 30 piercings, mentre una coloratissima africana con turbante prende il caffè con una giapponese tatuata accompagnata dal marito rasta giamaicano. Quotidiana normalità.Un consiglio: se l’apparenza ci turba, approfondiamone la sostanza, perchè dietro c’è di sicuro qualcosa a noi sconosciuto che ci potrà interessare e, forse, anche piacere.E, riguardo alla “tolleranza”, credo che come cittadini e come esseri umani abbiamo visto e tollerato iniquità così gravi che questa parola dovrebbe essere eliminata dal vocabolario nazionale. Sostituiamola con “rispetto”. Meglio ancora con “amore”.
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