di Marco Travaglio (da l’Unità del 24 novembre 2005)
Il Cavalier Bellachioma ha ragione. Quando denuncia l’esistenza di «pensionati usati dalla sinistra per parlar male del governo nei metrò e sui tram dicendo nel nostro bel dialetto milanese “uhè ti cossa l’è che gh’ha di el Berlusca? Che l’aumentava i pensiòn? S’è vist nagott…”,» sa di cosa parla. Nei giorni scorsi, travestito da pensionato, chi scrive è riuscito a infiltrarsi in un campo di addestramento diessino: le Frattocchie della Terza Età, nascoste nel verde della campagna reggiana. E ha assistito di persona a scene raccapriccianti. Orde di vecchietti deportati da tutta Italia venivano convogliate in un grande capannone, dove nerboruti metalmeccanici di Sesto San Giovanni tentavano di insegnare loro il dialetto milanese. Impresa piuttosto ardua, almeno per gli allievi non milanesi. A un certo punto un gruppo di irpini s’è ammutinato, non riuscendo a capire perché mai imparare il milanese per raccontare agli avellinesi cos’ha fatto il governo. Ma gl’istruttori insistevano imperterriti: «Ripetete con noi: Uhè ti; cossa l’è che gh’ha dì el Berlusca?». E raccomandavano ai pensionati di nascondere, possibilmente in Svizzera, le enormi fortune accumulate in cinque anni grazie ai noti aumenti delle minime. In un’altra zona del campo, in omaggio alle quote rosa, uno squadrone di massaie rosse delle Brigate Prodi si allenava a strapagare la frutta e la verdura al mercato contro il parere dei commercianti, per poi rinfacciare l’inflazione al governo. Poco lontano, in un poligono di tiro protetto da sacchi di sabbia e cavalli di frisia, venivano addestrati i magistrati, in toga rossa mimetica. Un nerboruto istruttore con la stella rossa sul petto, capelli a spazzola e grossi baffoni a manubrio, sulle note dell’Internazionale mostrava gli identikit di Berlusconi, Previti, Dell’Utri e Cuffaro, li sistemava su appositi cavalletti, distribuiva le freccette e dava inizio al tiro a segno. Premio per i più precisi: un posto di procuratore a Milano e a Palermo. In una serra lì a fianco marciava compatto un plotoncino di cimici: l’insegnante, un’enorme blatta rossa, le addestrava a insinuarsi in casa dei mafiosi e ad accendersi non appena questi telefo
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