da Egidio Morretti, Pescara
Il vulnus insormontabile del calcio, a mio vedere, è la possibilità di pareggio. In ogni competizione che si rispetti la legge naturale del cimento detta: “uno vince e uno perde”. Che la sconfitta si realizzi poi in uno squartamento, in una decapitazione, o in un’altra simbolica metafora dell’uccisione del nemico poco conta. Nel calcio, orrore compromissorio all’italiana, indipendentemente da chi abbia ideato il meccanismo, è possibile pareggiare. Questo non si addice a qualunque sana civiltà fondata Darwinianamente sulla lotta genetica, con alee ambientali e spargimento di sangue, vero o simbolizzato. Il calcio mi annoia nella sua pochezza. Gli altri sport non eccitano comunque la mia scarsa libido agonistica, ma una partita di tressette in un’osteria di paese mi appare di molto più suggestiva di una qualunque Juve-Milan di cartello. Eccezione: la finale di Champions League persa dal Milan il Maggio scorso. In quel caso Liverpool divento’ mitico soggetto della sconfitta del nemico.
Però il pareggio non esiste solo nel calcio. C’è perfino nel pugilato, perfino nelle corse (anche se è difficile). Non c’è nel tennis, nella pallavolo, nel basket, nel ciclismo. Ma c’è nel rugby, nello sci. Vedo che lei ce l’ha col Milan. Come darle torto? (csf)
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