da Gianluca Freda
Caro Arienti, non credo che esista un “uso stupido della giustizia”. La giustizia è un insieme di valori morali che, se messi in pratica, non sono mai stupidi. Esiste invece un uso stupido (e ignobile) della legge, che si verifica quando la legge dimentica di avere un valore solo in quanto è posta al servizio dei valori più alti di giustizia e inizia a credere di avere valore in sé. E’ allora che la lettera dei codici e dei commi acquisisce maggior rilevanza rispetto allo spirito dei princìpi di cui dovrebbe essere posta a difesa. E’ allora che un mafioso viene scarcerato per un timbro fuori posto e ci si accanisce contro un malato sceso nell’orto a raccogliere due foglie d’insalata. E’ allora che nasce l’abominevole “legalità”, che si mangia la giustizia tutta intera. E’ la legalità che spinge un Cofferati, ad esempio, a dichiarare che “la legge Bossi-Fini è una legge dello stato, e come tale va rispettata”. Certo. Se si prescinde dall’etica, anche le leggi razziali del fascismo erano leggi dello stato meritevoli dirispetto. Leandro Arpinati sarebbe fiero di lui.
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