da Carla Bergamo
Ebbene, eccomi qui, nuovamente non ho potuto resistere a dire la mia dopo le varie discussioni su aborto, donne e burqa. Ha ragione Melotti, ma ha ragione anche Serpieri, peccato che sia un uomo a dire quelle cose sulle donne imbacuccate. A me come donna mettono a disagio, mi sembrano un monito all’emancipazione, è come vedere un uccello in gabbia. Perchè dobbiamo sempre parlare di rispetto delle culture altrui e dimenticare la nostra? Perchè, in nome di tale rispetto dobbiamo ingoiare il fatto che esistano donne considerate “cose”? Perchè perdiamo il nostro tempo a discutere se sia giusto o no l’aborto di un feto e non discutiamo perchè 5 milioni di bambini già messi al mondo muoiono ogni giorno di fame? Perchè non ci chiediamo cosa significa “dare la vita”, che non è semplicemente “mettere al mondo”, ma è dare la possiblità di VIVERE, essere amati, mangiare, studiare, giocare, crescere, diventare grandi, in salute e dignità? È duro per una donna abortire, ma è più duro perdere un figlio quando è gia un essere formato, a causa di guerre, fame, violenza…perchè non ci occupiamo un po’ di più di chi è già nato e non lasciamo gestire le vita “in potenza” alle madri (e perchè no, ai padri)? Come disse anni fa Lidia Ravera, un conto è perdere un figlio allo stato fetale, un conto è perdere un figlio di vent’anni… Perchè i religiosi non si preoccupano di più di tutti quegli essere umani che vengono lasciati morire perchè in alcuni paesi del Primo Mondo (i cristianissimi Stati Uniti d’America, per esempio) la medicina anzichè essere un elementare diritto è un lusso a pagamento? Perchè hanno mandato tanti giovani figli, voluti e amati, a morire in un paese che non c’entra niente con loro? E tutto in nome di vergognose bugie? Ecco, io mi pongo queste domande sempre, ogni giorno, pragmaticamente e ossessivamente. Il diritto alla vita spetta innanzitutto a chi già ci sta in questo mondo, o sbaglio?
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