da Barbara Melotti
Lo so, è facile per me che non ho più l’età, e che, come si dice “ho già dato” (e avuto). Chiedo scusa in anticipo a tutte quelle che non sono in questa mia “felice” (vedete come tutto è relativo) situazione. Ma l’unica risposta a posizioni come quella di Ceratti (per non parlare di tutti i teocon circolanti e sproloquianti) sull’aborto che mi viene spontanea è: e fateveli da soli, ‘sti benedetti e sacri figli! Che veramente non se ne può più di leggere discussioni sul sesso degli angeli e sull’umanità degli embrioni, gli stessi embrioni che con uno scambio di appena un 20% di DNA darebbero la vita a un lombrico. Se il prezzo da pagare perchè i cattolici, certi cattolici, accettino l’evoluzione, è infilare Dio in ogni cellula, preferisco i creazionisti, che almeno sappiamo subito con chi abbiamo a che fare. Come è possibile che non si veda che qui non si tratta, appunto, di “sesso degli angeli”, ma semplicemente e molto pragmaticamente di gerarchie di diritti? E che per questa strada si torna dritti dritti ai tempi, non troppo lontani badate, in cui un marito (e padre) poteva impunemente e impudentemente pretendere che i medici salvassero la vita al nascituro a scapito di quella della madre, o addirittura medici “religiosi e scrupolosi” decidessero in tal senso per conto proprio? Finchè un embrione avrà bisogno del mio corpo per svilupparsi e diventare umanità (non vita: vita è anche una foglia), i miei diritti, compreso beninteso quello di sacrificare me stessa nell’impresa, devono essere sempre prevalenti. Oppure fateli in provetta.
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