da Alessandro Ceratti
Freda, è sempre il solito argomento. E’ sempre il solito rischio. Se incomincio a dire che un uomo è un uomo in virtù dellla “sua forma, della sua funzione, dell tipo di relazionalità che instaura con l’ambiente esterno e con gli altri esseri umani” so dove comincio ma non so dove vado a finire. Con il rischio di buttare fuori chi invece dovrebbe stare dentro. Inoltre: sarà pure un problema filosofico e non scientifico, ma non per questo però possiamo permetterci il lusso di lasciarlo irrisolto: decidiamo una volta per tutte. E poi agiamo di conseguenza. Ma finché lasciamo tutto nel vago, finchè non vogliamo prendere posizione perché ci rendiamo conto che qualunque posizione prendiamo è difficilmente sostenibile, come possiamo però prendere quell'”altra” decisione?
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