da Anna Mantero dalla provincia di Trento
Un mese di ritardo. Mi sento strana, sempre stanca. Mi guardo allo specchio e scopro una nuova luce sul mio viso. Mi sa che ci sono rimasta. Test di gravidanza preso in farmacia: positivo. Test in ambulatorio: positivo. Ho 23 anni, faccio l’università e ho una relazione non ufficiale con un mio compagno di corso. Glielo dico. Non reagisce. Prendo subito appuntamento con il consultorio. Otto di mattina di una bella giornata estiva. Dentro dall’assistente sociale parlo dei miei dubbi e delle mie incertezze. Non so ancora cosa voglio fare. L’assistente mi consiglia comunque di prendere appuntamento in ospedale per l’operazione. Dice che passerà un mese dalla data dell’operazione e avrò quindi il tempo di pensare a quello che voglio fare perché posso tirarmi indietro anche se sono già sul lettino operatorio. Visita della ginecologa del consultorio: il feto è ok. Lei compila tutte le carte. Mi chiede se la decisione è stata presa di comune accordo con il mio compagno/marito. Penso al bastardo che mi ha messo incinta, che mi sta aspettando fuori dalla porta e che ogni tanto si vede ancora con la sua ex e dico no: la decisione l’ho presa io. SU DOCUMENTI
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