Stamattina sono andato a comprare i giornali e con la Repubblica hanno tentato di mollarmi un libro da un chilo. Lo ho cortesemente respinto. E’ una vita che battaglio contro i gadget nei quotidiani. Cominciai a Cuore prendendomela con Veltroni che stava distruggendo l’identità del target pubblicitario dell’Unità con le sue stramaledette videocassette. Avevo ragione. L’Unità, comprata perché aveva i film e non perché era il quotidiano fondato da Gramsci non poteva reggere e c’è voluta tutta l’abilità di Colombo-Padellaro per farla resuscitare dopo i danni veltroniani. Oggi i quotidiani allegano di tutto, libri, cassette, dvd, enciclopedie, manuali inducendo nel lettore l’impressione che i quotidiani vadano comprati solo in relazione al gadget, solo quando sono impaninati. L’appeal pubblicitario se ne va a farsi fottere insieme alle vendite. Direte: chissenefrega, l’importante è che i contenuti siano buoni. Invece i contenuti peggiorano per due motivi: il primo è che gli editori non investono più sul prodotto ma solo sul marketing, il secondo è che perfino gli articoli e le sezioni del giornale precipitano. Esempio. Sezione cultura. Immagino che l’apertura della sezione cultura di oggi debba essere la notizia culturale più importante del giorno. No, è un articolo sul dvd allegato. La notizia culturale più importante del giorno è che il giornale ha un dvd allegato. E così quasi tutti i giorni. Grandi inchieste su Totò solo perché c’è un film di Totò allegato. Grande articolo su Tolstoi solo perché allegato c’è il capolavoro di Tolstoi. Giornali come cataloghi, come postalmarket. Insieme a grandi articoli su quanto è brutta la televisione (csf)
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