da Paola Altrui, Roma
Caro Ceratti, la legge italiana non può essere applicata solo se ed in quanto rispondente alla proprie convinzioni morali. Che piaccia o no, nel nostro ordinamento l’interruzione volontaria della gravidanza è consentita, salva la libera scelta di ciascuno (ciascuna) di farvi ricorso o meno. Io ritengo che la paternità e la maternità debbano costituire una scelta libera e consapevole, e che in un Paese civile nessuna donna possa essere obbligata a mettere al mondo un figlio che non desidera; eppure considero l’interruzione volontaria della gravidanza un evento traumatico tanto sul piano fisico che psicologico, e mi guarderei bene dall’adottarla come metodo contraccettivo (le statistiche dimostrano, fra l’altro, la pretestuosità di tale argomento: i casi di “recidiva” sono scarsissimi). Il problema in realtà è proprio questo: per prevenire l’aborto, bisogna prevenire le gravidanze indesiderate. La Chiesa cattolica lo sa bene, ma rifiuta di prenderne atto e boicotta la diffusione delle pratiche contraccettive, esercitando un’incessante pressione affinché lo Stato italiano espunga l’interruzione volontaria della gravidanza dal proprio ordinamento. (…)
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