da Alessandro Ceratti
Mi dispiace irritare la cara Melotti, e tutte le altre persone infastidite dai miei “sproloqui” (che, aihmé, sono le mie opinioni. Pensate come sono messo!). Però vorrei fare una semplice precisazione scientifica:se cambiando soltanto il 20% dei geni di un embrione umano si ottiene un lombrico e verò anche che cambiando il 20% dei geni di un uomo fatto e finito si ottiene comunque un lombrico. Poi Melotti dice una cosa chiarissima e sacrosanta: che il problema consiste “semplicemente e molto pragmaticamente di gerarchie di diritti”. In questo caso il diritto della donna gravida e quello del nascituro. Posso riconoscere tutti i diritti che volete alla prima, ma non quello di vita e di morte. Capisco perché le donne così tenacemente rivendicano questo controllo: ce l’hanno nei geni, è la natura che prevede che accada così. In praticamente tutte le specie animali (mammiferi) è la madre che decide il destino della sua prole, a volte anche sopprmendoli dopo la nascita. Infatti tutta la questione “aborto sì-aborto no” ha senso perché non siamo (soltanto) animali, ma uomini dotati di ragione e di etica. Il diritto naturale sulla sua prole viene rimesso in discussione dal quadro etico-sociale che la nostra civiltà ha elaborato. Se esso dovesse valere senza mediazioni saremmo costretti ad ammettere anche la liceità dell’infanticidio. Io sono pronto a discutere anche di questo.
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