Crisi di leadership, di idee, di rappresentanza, di voti. C’è stato un momento più drammatico di questo per gli eredi del Pci? Probabilmente no, visto che oggi sono guidati da un democristiano. E che il democristiano, Dario Franceschini, al momento sembra il più a sinistra di tutti. Allora largo ai giovani, almeno a parole, come succede tutte le volte che non si sa a che santo votarsi. E così ecco l’exploit di Debora Serracchiani col suo discorso all’assemblea dei circoli del Pd che entusiasma i dirigenti locali, il popolo di Facebook, la base del partito, perfino, sembra, qualche leader che riconosce in lei la purezza e l’entusiasmo dei giovani, dimenticando che Debora ha 38 anni e fa l’avvocato ad Udine. Ivan Scalfarotto, 43 anni, lo sconosciuto outsider che osò sfidare Prodi, Bertinotti, Di Pietro e Mastella alle primarie del 2005, ottenendo lo 0,6% dei voti, dopo sette anni a Londra e a Mosca, è tornato in Italia, a Milano, per dedicarsi totalmente alla politica.
Che impressione gli ha fatto Debora?
«Bravissima. Con freschezza e candore ha detto al re che è nudo. E gli ha chiesto come mai questo partito continui a innervosire e ad allontanare i propri elettori».
Ma allora non è vero che non c’è una classe dirigente nuova.
«C’è. Ed è di eccellente qualità».
E quindi?
«Quindi l’attuale classe dirigente, al termine di un ciclo che l’ha vista sconfitta, deve lasciar spazio a tutte le Debore e a tutti i Debori che pullulano nel Pd».I famosi gggiovani.
«Non giovani. Contemporanei».
Veltroni…
«Walter mi è sempre piaciuto moltissimo. Era il mio ideale di politico, e ancora oggi penso che il discorso del Lingotto sia una stella polare per la politica italiana».
Che cosa è successo allora?
«Ha speso più tempo e più attenzioni per mediare con il resto della dirigenza invece che costruire sul suo incredibile seguito popolare e sulle speranze che aveva suscitato. Era il migliore e il più moderno. Se ha fallito lui, penso che si possa tranquillamente passare ad un nuovo gruppo dirigente».
Franceschini…
«Sono stato molto critico con i metodi che hanno portato all’elezione di Franceschini. Con piacere però registro che il partito dà finalmente visibili segni di vitalità. La cosa è confermata anche dall’elegante passo politico compiuto la settimana scorsa dall’onorevole Pierluigi Mantini, che ha dichiarato: “Con la gestione Franceschini sta emergendo una deriva sinistrorsa”. Ed è passato armi e bagagli all’Udc».
E’ vero che sei montessoriano? Non credevo ne esistessero più.
«“Oh no, ce ne sono ancora. Poi quando sei montessoriano lo sei per tutta la vita».
Montessoriano per la vita. Come un prete
«Ma è più divertente…».
In che cosa sei diverso da noi «normali»?
«Alla Montessori c’erano almeno tre cose diverse rispetto alle altre scuole: ci chiamavamo per nome e non per cognome, non avevamo una divisa e i nostri grembiuli avevano i bottoni davanti e non dietro. Li potevamo aprire e chiudere da soli. Il motto della Montessori è: “Insegnami a fare da solo”».
Oggi vanno più di moda gli alunni dei salesiani, D’Alema, Berlusconi, Giovanardi…
Chissà dove avrà studiato Rutelli, per dire».
Hai deciso di lasciare il tuo lavoro e dedicarti alla politica.
«Rischiavo di non far più bene nessuna delle due cose. Il giorno che ho deciso di lasciare è fallita la Lehman Brothers. Certi segni arrivano anche a chi non ha frequentato i salesiani».
Hai lasciato Londra e sei tornato a vivere in Italia.
«Milano è la città di mia nonna, l’ho sentita subito familiare. E poi mi ha accettato. Milano è un posto accogliente per noi gay. Sono milanese per gratitudine».
Non è un po’ tardi per darsi alla politica?
«La mia è una generazione fortunata: abbiamo un’aspettativa di vita di circa 80 anni, il che ci consente di provare a vivere due vite. Fai quello che ci si aspetta da te fino ai 40 anni e poi ti puoi prendere la libertà di fare quello che piace a te».
Come ti manterrai?
«Me lo chiede un sacco di gente».
Rispondiamo.
«E’ una domanda che mi stupisce».
Non farti stupire, limitati a rispondere.
«Anche gli sconosciuti mi fanno questa domanda. L’altro giorno me l’hanno chiesto sull’autobus».
Se rispondi, non te lo chiederà più nessuno.
«Andrò a rapinare le banche».
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