L’UOMO CHE BALLA CON I GIORNALISTIUna volta all’anno quattro grandi del giornalismo italiano, Bocca, Stella, Maltese, Riotta, pranzano nella casa milanese di Giorgio Bocca e, tra il primo e il secondo, assegnano ad un giornalista il premio più ricco della stampa, 15 mila euro. Il vino, rigorosamente Amarone, lo versa il quinto della giuria, Giancarlo Aneri, un signore di Legnago, in provincia di Verona, produttore di vino ma anche grande venditore di olio e di caffè di qualità. Il premio si chiama “E’”, proprio così, una sola lettera accentata. L’ha inventato Aneri insieme a Bocca, Biagi e Montanelli. Tre grandi vecchi del giornalismo italiano e grandi amici di Aneri, l’uomo che conosce tutti i giornalisti italiani. “Quasi tutti. Quelli bravi, tutti. Quando leggo un bell’articolo guardo la firma e da quel momento lo cerco, lo inseguo, faccio di tutto per conoscerlo”. Sei un maniaco. Uno stalker. “Praticamente. Ma tutto ciò che riguarda il giornalismo mi appassiona. La mattina ho bisogno del profumo dell’inchiostro. Ho una torrefazione di caffè che ha sessant’anni di storia. L’unico profumo che batte quello del mio caffè è quello dell’inchiostro dei quotidiani”. Uno che dice che il profumo dell’inchiostro è meglio del profumo del suo caffè è un pazzo. Abbastanza pazzo dall’essere socio in qualche quotidiano… “Quando Montanelli fondò la Voce io trascurai il mio lavoro per sei mesi per andare in giro per l’Italia con lui a raccogliere i finanziamenti. Quel giro mi fece capire soprattutto una cosa. Non è il caso di fare business con i giornali. La mia passione è quella di supportare, di stare vicino, di seguire i giornalisti, di aiutare. Ma come imprenditore non metterei una lira in un giornale”. Come dice Ricucci, vuoi fare il frocio col culo degli altri… “Sì. Non si potrebbe dire meglio”. CONTINUA
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