REGIME 2
Mettiamo anche che la Merkel non si sia inquietata perché Berlusconi stava al telefono. E mettiamo pure che la regina non abbia notato l’urlo “Mister Obamaaa” dopo la foto. E che il Cavaliere non abbia dato della zoccola, nemmeno per scherzo, alla sua piccola ministra. Mettiamo che tutto ciò sia vero. E vi dirò di più: se anche non fosse vero non ritengo così grave il fatto di avere un primo ministro scherzoso e che voglia farsi notare quando siede accanto ai più grandi di lui. Certo, sa un po’ di quel Mussolini che voleva essere trattato alla pari dai potenti. Ma lasciamo stare i confronti. Quello che è inquietante è il tempo che Silvio Berlusconi dedica a chi lo critica, siano i giornalisti siano quelli dell’opposizione che lui chiama comunisti, non importa se nel mazzo ci mette anche Casini, Rutelli e Di Pietro. In questi lunghi anni, ormai quasi un ventennio, molti hanno commesso l’errore, io per primo, di pensare che Berlusconi sbagliasse, commettesse gaffes, facesse errori. Ormai solo quelli a cui non va di pensare possono continuare a credere che tutto ciò non faccia parte di un disegno preciso. E finora vincente. E allora chiediamoci, prima di sbraitare, dove mira, qual è il suo disegno attuale. Io mi sono convinto di una cosa. Il Cavaliere, ormai titolare del partito più grosso che c’è, è ossessionato dal 51 per cento. Vuole comandare senza dover rendere conto a nessuno. Vuole cambiare la Costituzione. Vuole passare alla storia. E’ convinto di essere l’unico in grado di far diventare grande l’Italia. Chiunque si opponga a questo suo impegno è un nemico. E allora si inventa di tutto per sopprimere ogni sussulto di critica, perfino il più banale e ridicolo. I giornalisti raccontano le sue prodezze mettendone in luce gli aspetti più imbarazzanti? No, così non si fa. Berlusconi reagisce e indossa i panni della vittima. E dice: «Non voglio arrivare a dire di azioni dirette e dure nei confronti di certi giornali e certi protagonisti della stampa. Però sono tentato perché non si fa così». Ecco, il papà severo non ne può più dei figli discoli. E minaccia di punirli. Durezza pedagogica. Che in politica si chiama desiderio di autoritarismo, di sospensione di democrazia, voglia di regime. Sindrome del 51 per cento. Ormai il Cavaliere è convinto che ci manca poco. Che la maggioranza assoluta è lì ad un passo. Quasi la tocca con la mano. Ancora qualche sforzo. Anche a costo di fare cose strane. Tanto la sinistra non se ne accorge. Le chiama gaffes.(csf)
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