da Paolo Cape’, Milano
Non metto in dubbio che lo Stato Italiano abbia incassato dei soldi, con l’applicazione delle sanatorie denominate “scudo fiscale”. E non credo sia nemmeno possibile calcolare con precisione quanti dei soldi “rientrati” siano poi rimasti in Italia; anche perché chiunque abbia liquidità può aver investito nel mattone anche dall’estero, a prescindere dall’aver o meno regolarizzato i soldi in questione. Il problema è che con queste sanatorie si è consentito a chi ha evaso il fisco, a chi ha esportato all’estero denaro senza passare dai canali consentiti e anche a chi ha accumulato liquidità di dubbia provenienza, si è consentito a tutti costoro di farla franca, di mettersi a posto, con un esborso veramente limitatissimo. Si è trattato in sostanza di un primo condono fiscale, con in più l’aggravante di rendere più difficile la lotta al riciclaggio di denaro sporco. I successivi condoni hanno finito il lavoro. Sembra banale dirlo, ma forse se si decidesse di combattere veramente l’evasione fiscale e l’accumulo di denaro proveniente da attività illecite lo Stato incasserebbe di più e non lascerebbe in bocca ai cittadini onesti l’amara sensazione di essere “cornuti e mazziati”.
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