da Guglielmo Calori, Milano
Le sanatorie sono state due e complessivamente i capitali rimpatriati o regolarizzati (cioè rimasti all’estero ma dichiarati al Fisco) sono stati superiori ai 70 mld di Euro (per intenderci, 140.000 miliardi delle vecchie lire) ed hanno portato ad un gettito immediato nelle casse del Fisco stimabile in circa 2 mld di Euro. Non è assolutamente vero che dopo il rimpatrio il 70% di questi capitali sia tornato all’estero e, comunque, anche se ciò fosse accaduto, i proventi di quelle somme sarebbero soggetti all’imposizione fiscale. In realtà, gran parte di quei capitali è stata investita nel mattone (erano infatti anni neri per le borse), con ulteriore incasso per il Fisco. E ciò che non è stato investito in immobili, possiamo pensare che sia stato speso (con incasso minimo da parte del Fisco dell’Iva su quanto acquistato), oppure investito in titoli o depositato in conti correnti (con nuovi introiti per lo Stato legati al capital gain). Infine, faccio presente che secondo fonti bancarie svizzere, quanto rientrato in Italia ammonterebbe a circa il 10% di quanto realmente presente oltre frontiera. Quindi, semmai, il Governo Berlusconi ha avuto il merito di riconoscere un dato di fatto oggettivo (l’enorme massa di denaro accumulata all’estero in totale esenzione) e di essere riuscito a rimettere nel ciclo economico del Paese 140.000 circa delle vecchie lire con i benefici riflessi sopra ricordati per il Fisco.
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