di Silvia Palombi
Caro Guiotto due parole sulle distruzioni delle strutture israeliane a Gaza da parte dei palestinesi. Mi dira’ che faccio del sentimentalismo e neanche troppo intelligente ma a me pare di usare semplicemente il buon senso e un po’ di cuore. Chiuda gli occhi un momento e immagini se stesso cacciato da casa e tenuto lontano da dove e’ nato, non proprio con le buone maniere, per 38 anni; pensi che magari nel frattempo chi ha occupato casa sua l’ha anche demolita e le ha fatto fuori qualche parente al quale lei era particolarmente affezionato; pensi che per 38 anni ha guardato da lontano il mare davanti al quale e’ nato senza poterci andare, i giardini rigogliosi non avendo neanche l’acqua da bere, i coloni ingrassare mentre lei deperiva. Un bel giorno tutto questo finisce in modo duro, sanguinoso, non a tavolino ma finalmente finisce, dopo un’epoca di stragi. Posto che lei dopo tutto questo tempo abbia ancora occhi per piangere, lacrime da versare e figli da sistemare, che farebbe una volta sicuro che l’ultimo carroarmato se n’e’ andato dalla sua terra, di fronte alla casa del colono appartenente al popolo che le ha inflitto tutto cio’? Ci pensi. Avrebbe lo stomaco di abitarci li’ dentro? Dormirci tranquillo? Digerire anche? Ci pensi bene. E sa un’altra cosa, se posso permettermi? da filopalestinese avro’ forse i nervi scoperti su questa faccenda ma quel “ah, sono tornato dalle vacanze e ricomincio da Israele…” l’ho trovato offensivo, mancava un “uff…” ed era perfetto.
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